Biografia di Giuseppe Mallardi - Guida Turistica di Polignano a Mare: Cosa Vedere e Vacanze Indimenticabili

Totale:
Vai ai contenuti
DIARIO 1807-1815. Durante il regno di Gioachino Murat” è il titolo che il cap. Giuseppe Mallardi dette ai suoi appunti annotati diligentemente, quasi giorno per giorno, nei suoi otto anni al servizio dei napoleonidi di Napoli: prima di Giuseppe Bonaparte (1768-1844) e poi, dal luglio 1808 di Gioacchino Murat (1767-1815), cognato di Napoleone Bonaparte (1769-1821) all’epoca potentissimo imperatore dei francesi.
Giuseppe Mallardi (26.7.1788-17.4.1840, figlio di Pasquale e Caterina Lofano), fece i primi studi presso il seminario di Monopoli, poi nel gennaio 1806, imbevuto delle idee giacobine e affascinato dalla figura di Napoleone si arruolò volontario, in giovanissima età, nell’esercito franco-napoletano.
Nelle prime pagine del Diario narra che ebbe a dotarsi di un certificato di nascita che, peraltro, è certamente un falso storico riportando la data di nascita del “12 febbraio 1788”. Tale data è inesistente nel Liber baptizatorum! Si ritiene che il parroco don Giuseppe Basile volle compiacerlo per evitargli di essere rispedito a casa non avendo diciannove anni al momento dell’arruolamento. È peraltro l’unico falso rilevato in tutte le centinaia di pagine del Diario, perché ogni altro particolare è vero, come è vero quello relativo a quanto successe nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1812 e alla protezione da parte della cavalleria napoletana dell’imperatore Napoleone fino a Vilna.
La scorta a Napoleone però ebbe a significare la prima decimazione del reparto di Giuseppe Mallardi, ridottosi a fine campagna di Russia a 28 militi - tutti peraltro decorati della medaglia più prestigiosa, la Legion d’Onore! - dagli originari 730 alla partenza da Napoli sei mesi prima.
Nella qualità di ufficiale di cavalleria della Guardia d’onore reale e in quanto protetto dal duca don Filippo Leto, penultimo feudatario di Polignano e ricchissimo capo della massoneria napoletana, ebbe a conoscere molte abitudini e tanti segreti della corte, tutti narrati nel Diari.
Partecipò a varie campagne militari murattiane, dal tentativo del re francese di Napoli - presto fallito - di conquista della Sicilia, all’epoca rimasta sotto il controllo di Ferdinando IV di Borbone (1751-1825) sul trono reale a Palermo, alla spietata campagna in Calabria contro il brigantaggio, fino alla terribile campagna di Russia e alla disastrosa ritirata della Grand Armèe.
Nella notte tra il 5 e 6 dicembre 1812, al comando del suo reparto di cavalleggeri napoletani, sventò un attacco dei cosacchi salvando la vita a Napoleone che transitava di lì a Ozmiana per far ritorno rapido a Parigi ove era in corso un colpo di Stato per detronizzarlo. L’episodio della scorta notturna all’imperatore rimane indelebile nel lettore per la narrazione, con un pathos degno di una penna di grande scrittore, delle sofferenze di centinaia di cavalleggeri napoletani che persero la vita per salvare quella di Napoleone, al momento considerato ancora un mito di grande fascino.
Le descrizioni della sanguinosissima ritirata dalla Russia con il tragico corollario di migliaia e migliaia di morti soprattutto per inedia, freddo e fame sono avvincenti nella loro crudezza al pari di quelle della successiva campagna militare in Germania conclusasi con la spaventosa Battaglia di Lipsia che, con oltre quarantamila caduti, ebbe a decretare la definitiva sconfitta di Napoleone e la sua abdicazione dal trono in favore del figlioletto Napoleone II (1811-1832) avuto dalla seconda moglie Maria Luisa di Asburgo (1791-1847), figlia di Francesco II, imperatore d’Austria.
Dopo la ritirata dalla Russia, ebbe a partecipare nel 1813 alle battaglie di Lutzen, di Bautzen, di Dresda e, nell’agosto 1813, alla micidiale battaglia di Lipsia che sancì la definitiva sconfitta di Napoleone e la sua successiva abdicazione.
Giuseppe Mallardi, di fronte alla diserzione del suo re Gioacchino Murat subito dopo la battaglia di Lipsia, non ebbe remore a disertare anch’egli e tentare di ritornare a Napoli dal lontano fronte tedesco. Ci riuscì ma non senza disavventure, tra cui la detenzione in prigioni austriache. L’incredibile alleanza di Murat, stipulata l’11 gennaio 1814 - a seguito dei rovesci napoleonici e della caduta di Parigi il giorno di Natale del 1813 - con l’allora nemico Francesco II, imperatore d’Austria e sancita nel tentativo di conservare il bel regno di Napoli, fu provvidenziale per il giovane ufficiale polignanese perché potè essere liberato insieme a tutti i soldati napoletani riuscendo a rientrare a Napoli, dopo 22 mesi di lontananza, in data 8 marzo 1814.
Ma gli ultimi due anni di regno murattiano non furono senza altri grandi sofferenze per Mallardi, il quale partecipò dapprima alle battaglie dell’esercito napoletano a fianco di quello austriaco e addirittura contro quello francese comandato dal commilitone di tante battaglie, Eugenio di Beauharnais (1781-1824), vicerè d’Italia e figlioccio di Napoleone (in quanto figlio del visconte Alessandro di Beauharnais e della sua prima moglie, la famosa Giuseppina Tascher de la Pagerie), e poi alla campagna d’Italia contro gli austriaci comandati dal conte Adam Von Neipperg (il futuro secondo marito di Maria Luisa di Asburgo!), conclusasi con la sconfitta di Tolentino del 2 maggio 1815 e con il successivo trattato di Casalanza che costò il regno al Murat e la restaurazione borbonica a Napoli.
Al ritorno sul trono di Napoli del re Ferdinando IV di Borbone il Mallardi, che intanto era stato promosso capitano con decreto del 12 novembre 1814, tentò di conservare la divisa e i gradi di ufficiale pur di poter convolare a nozze con una damigella francese, già sua promessa sposa e figlia di un alto funzionario del Ministero della Guerra di Murat. Ma gli esiti della restaurazione borbonica compromisero il suo fidanzamento e perciò ruppe gli indugi e decise di far ritorno a Polignano.
Giuseppe Mallardi, in realtà, sarebbe rimasto a Napoli a militare nell’esercito del re borbonico se il suo fidanzamento con la giovane Amalia Langent non fosse stato sconvolto dalla piega degli avvenimenti storici.
Ritornò di conseguenza al suo paesello nel luglio del 1815, ancor giovane ma minato nel fisico dalle durissime marce a cavallo, da molte centinaia di bivacchi sotto le stelle in qualunque condizioni di tempo e soprattutto da moltissimi combattimenti corpo a corpo.
Il Diario che ci ha lasciato è un documento non solo di grande importanza sotto il profilo storico-militare, quanto anche delle mille vicissitudini guerresche di cui il giovane polignanese è stato compartecipe sui vari teatri di guerra d’Italia e d’Europa.
Durante la campagna di Germania e poco prima della battaglia di Lipsia, direttamente dal re Gioacchino Murat, il tenente Mallardi era stato decorato - ufficiale più alto in grado insieme ad altri 27 superstiti cavalleggeri napoletani - della Legion d’Onore, la massima onorificenza cui un militare franco-napoletano poteva aspirare.
Si sposò a Polignano il 20.8.1816 con Deodata Carone, ved. Mionin (16.03.1782-18.8.1861, di Domenico e Centorta Teresa), ebbe quattro figli e fu sindaco di Polignano dal 1825 al 1831.
Morì il 17 aprile 1840 all’età di 51 anni e nove mesi, la stessa età che aveva Napoleone il 5 maggio 1821.


Torna ai contenuti